Industria, fatturato e ordini a picco: è il peggior calo dal 2009. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, a dicembre 2018 il fatturato dell’industria è sceso del 3,5% rispetto al mese precedente. Un calo che arriva al 7,3% se confrontato con lo stesso mese del 2017.

Nonostante ciò l’Italia non è in grado di impiegare e gestire “una marea di miliardi di euro”, per superare la recessione in atto, e nessuno ne parla.

Fondi Europei (e non solo), i numeri del disastro italiano.

I cinque fondi strutturali e di investimento Europei sono: 1) Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR); 2) Il Fondo sociale europeo (FES); 3) Il Fondo di coesione (FC); 4) Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR); 5) Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP).

Anche nel 2018 l’Italia ha mancato i target di spesa. Ciò potrebbe significare perdere risorse europee, nel caso in cui la Commissione europea decida di cancellare la quota non spesa.

Sempre ultimi in Europa (nel 2018 insieme a Malta), ma la differenza è che l’Italia, è il secondo stato membro beneficiario.

Quali sono le cause di tale inefficienza? Sembra, pare, dicono, che: la pianificazione degli investimenti è in gran parte gestita dagli Enti Pubblici dove in alcuni di essi, il personale e cultura amministrativa è a dir poco “carente”, nonché i tempi biblici nella emanazione dei bandi.

Inoltre a fronte dell’incapacità di utilizzare i fondi lecitamente, l’Italia è leader europeo nelle truffe sui fondi strutturali (avevamo dubbi ?). Poi ci meravigliamo se ci definiscono un popolo di imbroglioni.

L’attuale Governo ha trovato in cassa 150 miliardi disponibili già stanziati, di cui è stato speso meno del 4%. Soldi immediatamente utilizzabili grazie a un accordo con la Banca europea degli investimenti.

Ci sono 60 miliardi destinati al Fondo Investimenti e sviluppo infrastrutturale; 27 miliardi del Fondo sviluppo e coesione; 15 miliardi di fondi strutturali europei; 9,3 miliardi di investimenti a carico di Ferrovie dello Stato; 8 miliardi di misure per il rilancio degli enti territoriali; 8 miliardi per il terremoto; 6,6 miliardi nel contratto di programma dell’Anas. STIAMO PARLANDO DI INVESTIMENTI. Ma il governo ha preferito fermare tutto, e attingere da lì parte dei fondi per la riforma delle pensioni, il reddito di cittadinanza, la flat tax per le partite Iva.

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P.S.: altro esempio di “efficienza italiana”. Le regole applicative del Fondo Nazionale per l’efficienza Energetica – istituito dal Dlgs 102/2014 attuativo della Direttiva 2012/27/UE (tre anni di ritardo), e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 54 del 6 marzo 2018 (ulteriore 1 anno di ritardo) – dicono dal Ministero che dovrebbero a breve arrivare. Quando ? dobbiamo crederci ? siamo sicuri che dopo quattro anni di attesa ci siamo?

Il fondo è finalizzato a mobilitare maggiori risorse private per la realizzazione di interventi di efficienza energetica realizzati da imprese, ESCo e Pubblica Amministrazione su edifici, impianti e processi produttivi e integra gli strumenti di incentivazione dedicati al raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza energetica. Oltre ad un’azione di garanzia nei confronti degli investitori, grazie al Fondo si prevede una mobilitazione di investimenti nel settore dell’efficienza energetica di oltre 1,7 miliardi di euro con le risorse già disponibili ed un effetto leva previsto pari a 5,5 con relativa creazione di posti di lavoro nel settore e opportunità per l’indotto.

In poche parole, l’iter per l’istituzione del Fondo è durato quattro anni e ancora discutono delle regole attuative. Nel frattempo ci siamo persi oltre 1,7 miliardi di investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro.

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Saluti dal team di JPE2010

 

 

 

 

Scritto da Antonio Vrenna