Cresme

Camera dei deputatiÈ quanto emerge dal rapporto predisposto dal Servizio studi del dipartimento Ambiente della Camera in collaborazione col Centro Ricerche Economiche Sociali di MErcato per l’edilizia e il territorio (CRESME). Il rapporto intende fornire una stima dell’impatto delle detrazioni fiscali per il recupero e la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Dalle stime elaborate dal CRESME nel documento emerge che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica hanno interessato dal 1998 al 2017 16 milioni di interventi, ossia il 62% del numero di famiglie italiane stimato dall’ISTAT pari a 25,9 milioni. Nello stesso periodo le misure di incentivazione fiscale hanno attivato investimenti pari a 264 miliardi di euro, di cui 229,4 miliardi hanno riguardato il recupero edilizio e 34,6 miliardi la riqualificazione energetica.

Il dato a consuntivo per il 2016 indica un volume di investimenti pari a 28 miliardi di euro veicolati dagli incentivi riconducibili a 3,3 miliardi di euro per la riqualificazione energetica e a 24,9 miliardi di euro per il recupero edilizio. Le previsioni per il 2017, sulla base delle dinamiche registrate nei primi sette mesi dell’anno, indicano un volume di spesa complessivo sui livelli del 2016, con 28 miliardi di euro.

Conseguenze sull’occupazione: nel periodo 2011-2017 gli investimenti avrebbero attivato 1.729.248 occupati diretti, mentre si stimano in 864.625 quelli attivati nell’indotto. Nel 2017 le stime riguardano 418.431 occupati, comprensivi anche dell’indotto, di cui 278.954 impiegati nell’attività edilizia diretta e 139.477 nell’indotto industriale e di servizio.

Conseguenze sulla finanza pubblica: si stima un saldo positivo per lo Stato di 8,8 miliardi di euro. A fronte dei minori introiti dovuti alla defiscalizzazione, sono state considerare le imposte pagate sui lavori svolti, la spesa derivante dai redditi dei nuovi occupati e il risparmio sulle bollette energetiche. Il saldo positivo per lo Stato è notevolmente più elevato perché non tiene conto dell’emersione dei redditi e dell’occupazione irregolare, la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di Co2 e la valorizzazione del patrimonio immobiliare, che attualmente risulta difficile da quantificare.

Investimenti attualizzati

Ampliando il campo della valutazione a tutti gli attori che hanno un ruolo nel sistema in cui si inseriscono le agevolazioni, ossia Stato, Famiglie e Imprese, si delineerebbe, nel periodo 1998-2017, un saldo per il sistema Paese di oltre 21 miliardi di euro, attraverso una analisi che prende in considerazione l’azione svolta dagli “attori” che hanno un ruolo nel sistema in cui si inseriscono le due agevolazioni fiscali prese in considerazione:

  1. dello Stato che vanta un saldo positivo di 8,8 miliardi di euro, che deriva dall’incremento del gettito (positivo), dai flussi derivanti dalle detrazioni (negativi), dalle maggiori entrate derivanti dalla matrice di contabilità sociale (positive) e dal minor gettito fiscale sui consumi energetici;
  2. degli Investitori (prevalentemente famiglie, anche nel caso di ristrutturazione dei condomini), il cui risultato “negativo” di oltre 200 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche;
  3. delle Imprese e del fattore lavoro, che vantano un saldo positivo di oltre 212 miliardi di euro, risultato di un fatturato (positivo), all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse, nonché le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali.

Sistema Paese

E’ indubbio che dallo Studio emerga che “la rigenerazione immobiliare” attraverso le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico rappresenta un VOLANO per l’economia italiana. Ma ancora oggi si va troppo a rilento. Nonostante siano stati fatti dei passi avanti, la sempre maggiore burocrazia e un rapporto pubblico privato che resta ancora troppo complicato rallentano tale percorso di rigenerazione.

Consideriamo quale potrebbero essere i maggiori effetti sulla finanza pubblica e sull’occupazione, se il legislatore permettesse l’estensione della cessione del credito d’imposta alle Banche – relativo alle spese affrontate per i lavori di riqualificazione energetica – non solo agli incapienti, ma a tutti i soggetti, per produrre un più forte effetto moltiplicatore sulla domanda interna; così come l’introduzione di un meccanismo di garanzia pubblica a favore degli investitori. Ulteriori perfezionamenti aggiuntivi del meccanismo ne migliorerebbero ulteriormente l’addizionalità economica, rafforzando la capacità della policy di autosostenersi.

Scarica il rapporto: Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, l’impatto delle misure di incentivazione.pdf

Fonte: Cresma-Servizio studi del dipartimento Ambiente della Camera dei deputati

Saluti dal Team di JPE2010

 

 

 

 

 

 

 

Scritto da Antonio Vrenna