WMOL’allarme arriva dall’ agenzia specializzata dell’ONU WMO (Organizzazione mondiale della meteorologia), che è dedicata alla cooperazione internazionale e al coordinamento degli Stati sul comportamento dell’atmosfera terrestre, della sua interazione con la terra e gli oceani.

Nel suo rapporto annuale, il Segretario Generale Petteri Taalas, lancia un drammatico messaggio “la concentrazione di CO2 nell’atmosfera terrestre è aumentata fino a raggiungere livelli record, e senza una drastica riduzione delle emissioni la Terra andrà incontro a uno pericoloso incremento delle temperature e a fenomeni climatici estremi di molto superiore agli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima”.

L’incremento è dovuto a una combinazione di fattori, dal fenomeno climatico di “El Niño” e dalle attività umane che causano un surriscaldamento degli oceani. “Una tale concentrazione di anidride carbonica e altri gas serra rischia di causare, secondo lo studio, cambiamenti senza precedenti del clima, fino a provocare pericolose conseguenze ecologiche ed economiche”.

Il livello di CO2 nell’aria è passato dalle 400 parti per milione del 2015 alle 403,3 del 2016. L’ultima volta che la Terra ha avuto una concentrazione simile di CO2 è stato tra i 3 e i 5 milioni di anni fa. La temperatura era di 2-3 gradi più elevata e il livello dei mari era di 10-20 metri più alto rispetto a oggi.

Si legge inoltre sul rapporto, che la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera raggiunta nel 2016 è del 145% di quella dell’epoca pre-industriale (parliamo del 1750).

L’industrializzazione, la crescita della popolazione, le pratiche agricole sempre più intensive legate allo sfruttamento del suolo e alla deforestazione e l’utilizzo di combustibili fossili come fonte di energia hanno provocato un aumento costante dei gas serra. Spiega il segretario generale Petteri Taalas: “La CO2 persiste nell’atmosfera per secoli, nell’oceano anche di più. In base alle leggi della fisica, in futuro la temperatura sarà nettamente più elevata e i fenomeni climatici saranno più estremi”.

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“Oltre alla CO2, emettiamo ulteriori gas serra ancora più dannosi della stessa, quali il gas metano + 257% rispetto all’era pre-industriale, nonché l’ossido di azoto + 122% rispetto all’era pre-industriale, generato da attività umane quali l’uso di fertilizzanti e da processi industriali.

Il quadro generale risulta catastrofico. Gli scienziati non sanno più come dirlo e come farsi ascoltare. Bisogna iniziare adesso, subito, perché più tempo aspettiamo, più la riduzione delle emissioni dovrà essere drastica, consistente e costosa, quindi difficile da realizzare.

Le soluzioni proposte sono sempre le stesse, basta metterle in pratica seriamente: eliminare i privilegi ai petrolieri – anche in Italia un settore anacronistico e inquinante ma che continua a determinare la politica energetica del Paese – quali  i finanziamenti alle fonti energetiche basate sui combustibili fossili, le concessioni a vita per le piattaforme (e nessun controllo sullo smantellamento), introdotte nella legge di Stabilità 2016, alle royalties irrisorie (e deducibili dalle tasse), dai costi minimi per le aree in concessione, ai 246 milioni di euro in investimenti e finanziamenti da enti pubblici italiani sempre nel 2016, e cominciare a investire seriamente e massicciamente sulle energie pulite come le rinnovabili, l’efficienza energetica (risparmio), e la riduzione degli sprechi (uso, riuso, riciclo).

Non di poco conto è il rischio economico. Non agire o agire tardi, al contrario, significherebbe aumentare il costo per l’economia in modo esponenziale, ma soprattutto significa dover fare i conti con qualcosa di molto più grave: l’imprevedibilità della natura e la sua reazione (anche violenta) nel momento in cui si dovesse vedere costretta a reagire perché minacciata.  Sempre che chi può agire, voglia farlo davvero”.

Leggi il rapporto della WMO

Saluti dal Team di JPE2010

Scritto da Antonio Vrenna